Le insegnanti raccontano le loro esperienze con il Brain Gym® in classe
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KINESIOLOGIA EDUCATIVA
Progetti di formazione per le scuole
“Il movimento come
chiave per l’apprendimento”
Apprendimento, Concentrazione, Attenzione e Lavoro Cooperativo. Imparare con energia e serenità.
Cosa raccontano le insegnanti che utilizzano il Brain Gym® nelle loro classi.
Abbiamo fatto l’esercizio dell’acqua e non è stato così drammatico, non l’hanno neanche rovesciata. Ci mettiamo in cerchio con in mano il bicchiere e versiamo noi l’acqua dando la consegna di non bere fino a quando tutti hanno l’acqua nel bicchiere. Così facendo non abbiamo avuto difficoltà, tutti aspettano e facciamo insieme con calma l’esercizio.
Poi abbiamo fatto gli incroci (cross crawl) e dopo i contatti crociati. La prima volta che lo abbiamo fatto era possibile fotografare immediatamente quelli che avevano qualche difficoltà. Non riuscivano a stare in piedi e perdevano l’equilibrio. Sono i bambini che non riescono a stare seduti, stanno coricati sui tavoli… ma dopo tre giorni riuscivano a farlo copiandosi anche tra di loro.
Abbiamo fatto gli esercizi tutti i giorni.
Un giorno un bambino ha fatto un grosso pasticcio e quando l’ho ripreso mi ha detto che era normale perché in quel giorno non avevano fatto esercizi!
Insegnante scuola dell'infanzia. Classe di 3 anni
Ho una classe di tre-enni. Non ho proposto molti esercizi ma abbiamo provato a fare l’elefante che ha avuto successo ed è piaciuto tanto. Qualcuno lo faceva bene altri meno, ma comunque piaceva a tutti.
Abbiamo lavorato molto con il disegno a specchio con due pennarelli in mano con l’obbiettivo di divertirci ed è successo che a volte al mattino i bambini in autonomia si sono presi un foglio ed hanno cominciato a disegnare con le due mani.
Ho trovato benefici per l’impugnatura e l’espressione libera dal momento visto che non era richiesto nulla di preciso.In certe situazioni l’ho proposto anche per farli calmare un po’.
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Insegnante di scuola primaria. Classe III
In occasione del concerto che dovevano fare i bambini ho presentato il PACE, mi sembrava che si attivassero di prima mattina.
Alcuni di loro ridacchiava e io non ho insistito per non forzare la cosa quindi il secondo giorno non lo ho proposto, ma me lo hanno chiesto loro e così è stato per 15 giorni.
Abbiamo sempre fatto il PACE quando lo chiedevano loro.
La richiesta arriva spesso da una bambina molto ansiosa e secondo me serviva anche per calmarsi, per esempio lo chiedeva prima di una verifica, e i suoi compagni si univano.
L’ho fatto condurre anche ai bambini, ma a volte era un po’ complicato perchè per alcuni c’era confusione nell’esecuzione del cross crawl.
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Ho avuto poi l’opportunità di lavorare con lui una seconda volta e gli ho riproposto l’8 infinito, questa volta come percorso da compiere prima camminando lungo il confine di due cerchi da ginnastica affiancati a terra, poi con gli stessi cerchi appoggiati al muro e il bambino seduto di fronte per ripassare il segno con la mano. Infine lo abbiamo disegnato a mano libera sul foglio, ovviamente con ottimi risultati anche in una prova di scrittura immediatamente successiva agli esercizi! Lo scorso anno sarò più costante con lui e spero in miglioramenti efficaci!
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Insegnante scuola primaria. Classe II
Il corso mi è piaciuto molto, lo sto sperimentando coi bimbi e se mi dimentico, sono loro che mi chiedono di giocare. Ho avuto conferma del fatto che i bambini con difficoltà di apprendimento risultano impacciati anche nell'eseguire gli esercizi.
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Insegnante scuola dell'infanzia.
Sono un'insegnante della Scuola dell'Infanzia ed ho una sezione omogenea (4enni): classe faticosissima, dove son presenti numerose criticità. Son presenti 8 nazionalità (oltre all'italiana, la rumena, la marocchina, la camerunense, la cinese, la peruviana, l'ecuadoriana e l'albanese), diversi son i bimbi seguiti dalla logopedia, ed un allievo manifesta un'aggressività ed una rabbia a tratti difficili da contenere. Dunque è una fatica costante, anche fisica, una sorta d'equilibrismo, fra parole che tardano a giungere (o ad esser comprese), e azioni da correggere.
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Mi ha colpito, invece, il fatto che un'alunna abbia eseguito da sé, senza indicazioni (quasi fosse una conoscenza ancestrale, genetica, ontologica!).
Auspico di poter utilizzare tutto quanto appreso, gradatamente, in un prossimo futuro, per bilanciare le mie energie ed emozioni, e quelle dei miei fanciulli.
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Insegnante scuola primaria. Classe III
La mia esperienza con l’otto dell’infinito.
Fino a che non c’è una certa scioltezza tra gli alunni con questo esercizio, ho visto che è molto importante per me mettermi di schiena a loro altrimenti lavorano in speculare. A quel punto ho chiesto loro come stava andando perché bisogna accettare il fatto che visivamente l’insegnante non ha più il controllo, quindi mi devo fidare.
Ho notato che togliere uno sguardo che può essere vissuto, non perchè ci sia veramente, come un controllo, poco per volta ha permesso loro di fidarsi di più e di fidarsi anche dell’insegnante. Stiamo camminando tutti insieme non è necessario che ci sia qualcuno che ci controlla.
La conquista dell’Acqua.
La chiamo così questa esperienza. E’ stato veramente bello. Il fatto di avere il tempo di andare a prendersi l’acqua e non ancora bere … tenere li un attimo per bere tutti insieme.
É stato molto, molto, piacevole e ha dato dei risultati sul livello dell’attenzione, della concentrazione e della velocizzazione del lavoro, ma non come fretta, proprio come conquista di sentire tutti gli strumenti e le energie dentro se stessi e metterli in campo.
In realtà il lavoro sull’acqua è diventato quello più richiesto e che ha preso più tempo di tutti perché è stato proprio il piacere di riscoprire il gusto dell’acqua, sentire la freschezza che scende.
Ho dato il tempo necessario a tutti (chi teneva l’acqua in bocca, chi stava con gli occhi chiusi, chi sorseggiava lentamente).
Qualcuno ha portato temi che hanno aperto discussioni del tipo “certo che siamo fortunati ad avere l’acqua dolce” “c’è gente che non beve l’acqua dolce”… quindi un lavoro, non di colpevolizzazione, ma di responsabilità rispetto alle risorse che si possono avere.
Il fatto di sorseggiare, vivere tranquillamente, sapere che comunque se hai finito quello che hai puoi andarti a prendere altra acqua, ha loro permesso di dire: “io avevo sete, ma non pensavo di averne così tanto” “Mi sono resa conto che tutto questo mi fa venire ancora più sete, ma posso andare a bere quando e quanto voglio.”
Questo processo li ha ricentrati rispetto ad un ipotetico lavoro che veniva dopo.
I tempi di lavoro successivamente si sono ristretti, ma erano più proficui e si faceva tutto con più competenza, centratura e magari se ci si avvicinava all’intervallo qualcuno chiedeva di terminare il lavoro che stava facendo.
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